La realtà viene considerata qualcosa che ogni soggetto costruisce mediante i suoi processi percettivi, i suoi processi cognitivi, le sue teorie di riferimento e la sua comunicazione con se stesso, con gli altri e con il mondo. Pertanto non esiste una realtà “vera” ma esistono tante realtà “diverse”, a seconda del punto di vista che si assume; a seconda delle nostre elaborazioni cognitive; e, infine, in relazione a tutto ciò che viene comunicato a noi stessi, agli altri e al mondo. Da quest’assunzione ne deriva che qualunque realtà ci troviamo a vivere, sana o insana che sia, sia il frutto di un’attiva interazione tra noi stessi e la realtà stessa. In altre parole, ognuno di noi costruisce una realtà che poi subisce credendola vera. Ognuno è artefice del proprio destino, romanziere del proprio romanzo e autore della propria storia. Da questo ne deriva che anche i disturbi mentali siano il prodotto di un’interazione tra soggetto e realtà, in particolare, in questo caso, di una modalità disfunzionale di percezione e reazione nei confronti di realtà che coinvolgono inevitabilmente la relazione tra il soggetto, se stesso, gli altri e il mondo.
All’interno di questo processo interattivo, se cambia la modalità di percezione della realtà, cambierà anche la reazione nei confronti della medesima.
Ogni realtà cambia a seconda del punto di vista dalla quale la si guarda: ciò conduce a reazioni diverse sulla base delle diverse attribuzioni che si possono fare sulla medesima realtà.
A questo riguardo è illuminante l’esempio che segue .
In una giornata molto calda, in una città del Sud della Italia, un padre e il suo piccolo figlio si mettono in viaggio, con il loro asino, per raggiungere parenti in una città lontana dal loro paese .
Il padre monta sull’asino e il figlio cammina a lato, i tre passano davanti a un gruppo di persone, e il padre sente che questi dicono:
– Guardate un po’ che padre crudele, lui sta sull’asino e il piccolo figlio deve camminare a piedi in una giornata così calda .
Allora il padre scende dall’asino, fa salire il figlio e continuano il loro cammino.
Passano davanti a un altro gruppo di persone e il padre sente che questi dicono :
– Ma guardate un po’, il vecchio padre cammina in una giornata così calda e il figlio giovane se ne sta comodo sull’asino, ma che razza di educazione è questa .
Il padre, allora, pensa che la cosa migliore è che anche lui salga sull’asino e, così, continuano il loro cammino .
Dopo un po’ passano di fronte ad un altro gruppo di persone e il padre sente :
– Guardate che crudeltà, quei due non hanno nemmeno un po’ di misericordia per quel povero animale, il quale in una giornata così calda deve portare cosi tanto peso.
Allora, il padre scende dall’asino, fa scendere anche il figlio e tutti e tre continuano a camminare.
Passano di fronte ed un’altro gruppo di persone che dicono :
– Ma guarda che cretini quei due, in una giornata così calda camminano mentre hanno un asino su cui montare …..
Come il lettore può ben capire, la storia potrebbe andare avanti all’infinito quello che ci mostra è come della stessa realtà si possano avere percezioni ed opinioni molto diverse, e come, sulla base di ognuna di queste, le reazioni delle persone cambino .
“Non esiste una realtà vera, ma tante realtà quante se ne possono inventare” affermava Oscar Wilde.
Pertanto, si deve constatare che non esiste una conoscenza davvero vera delle cose, ma può esistere soltanto una conoscenza idonea, ovvero una conoscenza strumentale che ci permetta di gestire bene le realtà con le quali interagiamo.
L’intervento strategico porterà a modificare la disfunzionale modalità di azione e reazione con la propria realtà cambiandone la prospettiva, ma se cambiamo prospettiva cambierà anche la realtà stessa.