Prima regola, mai fidarsi dell’amore a prima vista. La scelta di un partner nel lavoro non vale forse quanto quella di un compagno nella vita? E allora indispensabile è andare contro tendenza. E guardarsi dalle trappole dell’empatia. A spiegarlo è uno dei massimi esperti di problem solving aziendale, Giorgio Nardone, psicologo e fondatore del Centro di Terapia Strategica di Arezzo. «Spesso ci ritroviamo vittime di una cultura da manuale. Ormai sappiamo che parlare a braccia conserte durante un colloquio è considerato un segnale di chiusura e tamburellare le dita sul tavolo un indizio di insicurezza. Ma presi da soli, sono dettagli svianti». Quando manca l’aiuto di un consulente, per formare la squadra ideale, fiutare il socio con cui fondare la start up del secolo o anche solo scegliere collaboratori affidabili, occorre soprattutto porre le domande giuste. «Dare ai nostri interlocutori la possibilità di esprimere in libertà il proprio punto di vista scatena reazioni interessanti », continua Nardone. «Sono le domande semplici i veri tranelli. Prima di scegliere un collaboratore gli chiederei tre cose: che cosa lo spinge a ottenere il posto, cosa pretenderebbe se fosse lui ad assumere, come pensa di svolgere il lavoro. La sua vera natura verrà fuori naturalmente. Indizi come sguardo diretto o portamento sicuro ingannano: l’empatia che scatenano può anche portare fuori strada».
Interrompere le tentate soluzioni: quando il poco equivale a tanto
PANICO
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Luca Mazzucchelli intervista Giorgio Nardone
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Salvini: “non credo al manuale dei disturbi psichiatrici”
SALVINI: NON CREDO AL MANUALE DEI DISTURBI PSICHIATRICI
“DIAGNOSI ANCHE SU BAMBINI SONO ERRATE, TESTO DOMINATO DA CASE FARMACEUTICHE”.
(DIRE – Notiziario minori) Roma, 3 lug. 2012 – “Una diagnosi di psicosi su due e’ sbagliata e forse sono ottimista. Come clinico credo che esistano disagi, ma so che altri non esistono in nessun modo. Non ho mai creduto al Dsm, ne’ alla sua validita’ scientifica”. Ha tagliato corto Alessandro Salvini, professore emerito di psicologia clinica all’Universita’ di Padova, che in un’intervista all’agenzia di stampa Dire ha definito il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Dsm, la cui prossima pubblicazione e’ prevista per maggio 2013, come il “manuale americano, guidato e dominato dalle case farmaceutiche che investono milioni di dollari sui suoi componenti per ricavarne miliardi successivamente. Del resto- ha aggiunto- si pensi che nel ’73, per un compromesso con i russi, fu introdotto il disturbo di opposizione politica”. […]
http://www.direnews.it/newsletter_minori/anno/2012/luglio/03/?news=02
L’autore a scuola
L’autore a scuola: incontro con A. Bartoletti
Bambini irrequieti, incapaci di seguire le lezioni con il resto della classe. Ragazzi svogliati che trascinano i pomeriggi fra mille attività tranne che nello studio: tutti sono accomunati da un denominatore simile: risultati scolastici pessimi. La vera domanda a questo punto è: come si diventa pessimi studenti? E, di conseguenza: perché ci si blocca?
In molti hanno sperimentato almeno in un’occasione il «blocco dello studente». Ma ci sono casi in cui una semplice difficoltà nello studio o in certe situazioni della vita scolastica si trasforma in un problema apparentemente insolubile, nonostante gli sforzi dei ragazzi, dei genitori e degli insegnanti.
E ancora: chi non si è mai sentito terrorizzato il giorno prima di un’interrogazione o di un compito in classe, o non si è mai fatto prendere dal panico di fronte alle domande di un docente? E quante volte ci sarà capitato di leggere e rileggere un capitolo di un libro di testo senza riuscire a capirne o a ricordarne il contenuto?
Con il dott. Alessandro Bartoletti (Sabato 18 gennaio alle ore 20.30 presso l’auditorium del nostro Istituto) affronteremo il problema della performance scolastica indicando le strategie per imparare a imparare. Insomma, presenteremo un «armamentario» di soluzioni terapeutiche efficaci che, applicate ai problemi di studio, contribuiscono alla nascita di un vero e proprio studente strategico.
http://www.ic2arzignano.it/lautore-a-acuola-incontro-con-a-bartoletti/
Psicotrappole
“Esistono tanti disagi psicologici quanti se ne possono inventare. Tuttavia ognuna di queste sofferenze ha una sua via d’uscita. Infatti, così come siamo bravi a costruire le nostre «psicotrappole», altrettanto possiamo esserlo a realizzare le nostre «psicosoluzioni». Oltre venticinque anni di attività terapeutica e circa ventimila casi trattati con successo mi hanno portato alla convinzione che gli esseri umani, nella loro capacità di crearsi difficoltà o vere e proprie patologie, vadano ben oltre la fantasia più fervida ma, al tempo stesso, sono in grado di effettuare cambiamenti tanto imprevisti quanto straordinari. In altri termini, la loro disastrosa attitudine a complicarsi la vita corrisponde alla meravigliosa capacità di trasformare i limiti in risorse e i problemi in soluzioni. […]”
leggete le prime 13 pagine del libro
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DALL’AMERICA ARRIVA UNA CULTURA IN PILLOLE PER LA MENTE
DALL’AMERICA ARRIVA UNA CULTURA IN PILLOLE PER LA MENTE.
Ecco le obiezioni del Direttore del Centro di Terapia Strategica
SCIENZE – IL VENERDI DI REPUBBLICA
STA PER USCIRE IL NUOVO MANUALE STATISTICO DIAGNOSTICO, BIBBIA DEGLI PSICHIATRI, MA NON SOLO. ED E’ SEMPRE PIU’ A FAVORE DEI FARMACI. ECCO LE OBIEZIONI DI UNO PSICOTERAPEUTA ITALIANO: il Prof. Giorgio Nardone.
La cura della mente sarà sempre più racchiusa in un flacone? E’ il dubbio che viene analizzando la quinta edizione del Dsm, il manuale statistico-diagnostico redatto dall’American Psychiatric Association, che influisce sulla formazione di psichiatri e psicologi clinici di tutto il mondo e che sarà pubblicato in primavera.
«In effetti il Dsm-5 è ancora più sbilanciato delle edizioni precedenti verso la statistica e la farmacologia» dice Giorgio Nardone psicoterapeuta direttore della scuola di specializzazione post-universitaria di psicoterapia ad Arezzo. «L’esempio lampante è uno dei nuovi ingressi nel Dsm: il “disturbo di ipersessualità”. Si considera che in media una coppia sana sopra i 40 anni abbia 2-3 rapporti alla settimana, chi ha una frequenza maggiore viene etichettato dal Dsm-5 come affetto dal “disturbo ipersessuale”. In pratica la statistica, da strumento per trattare i dati, assurge a metodo diagnostico: si fa passare cioè la quantità per la qualità». »»» continua »»»
» Scarica il file PDF e continua a leggere l’articolo di Giuliano Aluffi, pubblicato su “SCIENZE – IL VENERDI DI REPUBBLICA” del 25.01.2013, a questo link: http://www.centroditerapiastrategica.org/allegati_rassegna/ven-repubblia-25012013.pdf?167910014
Come vincere le ossessioni che ci rendono schiavi
SCIENZE – IL VENERDI DI REPUBBLICA
CHI SI LAVA TROPPO LE MANI, CHI SI STRAPPA I CAPELLI…..
MA CONTRO LE MANIE C’E’ UNA STRATEGIA SPERIMENTATA
A tutti viene ogni tanto il dubbio di non aver chiuso a chiave l’auto. Ma andare a controllare ogni dieci minuti non è sano. Così come lavarsi le mani cento volte al giorno. Eppure lo fanno in tanti: circa il 5% degli italiani adulti si rivolge allo psicoterapeuta per liberarsi dalla schiavitù dei rituali irrazionali e ripetitivi tipici del disturbo ossessivo compulsivo. Lo dice Giorgio Nardone, direttore della scuola di specializzazione post-universitaria di psicoterapia ad Arezzo, nel libro Ossessioni, compulsioni, manie.
Il disturbo più diffuso è l’impulso a lavarsi eccessivamente per il terrore di essere contaminati dalle cose con cui si entra in contatto spiega l’esperto, che negli ultimi 25 anni ha curato, attraverso le cliniche che in diverse parti del mondo applicano la sua Terapia breve strategica, oltre 15 mila pazienti. Tutto parte da un dubbio: “E se questa cosa è sporca?”. Così si comincia a ripulire un oggetto, e a lavare le parti del corpo con cui l’abbiamo toccato, e sentiamo di stare di meglio. Fin dalle prime volte, il fatto che questo “copione” che mettiamo in atto ci faccia sentire meno angosciati innesca la trappola: siccome la soluzione ci sembra efficace, la ripetiamo. Tuttavia, superata una certa soglia di ripetizioni, il comportamento diventa irrazionale e sfocia in patologia.
Come si cura? Lo psicoterapeuta dice al paziente che la prossima volta che sentirà il bisogno di lavarsi, dovrà ripetere il rituale cinque volte. Non si proibisce il rituale, ma lo si trasforma in un “contro rituale” terapeutico spiega Nardone…..
DAP: disturbi attacchi di panico. Come superarli rapidamente
“Cari lettori di Mendi, procedendo nel nostro intento di fornire indicazioni utili e concrete ad ampliare le vostre capacità nel gestire complicate situazioni professionali o private, abbiamo pensato di addentrarci in quella parte del nostro lavoro dedicata alla soluzione di problemi invalidanti come è il DAP.
Definire chiaramente che cosa è utile sapere a riguardo delle patologie basate sulla paura è, dal nostro punto di vista, il primo fondamentale passo per dare un contributo davvero utile al lettore interessato, poiché, come vedremo nelle righe successive, sono diffuse tutte una serie di presunte conoscenze, ritenute dal senso comune utili, che non solo non servono ma il più delle volte sono fuorvianti e controproducenti, in quanto, invece, di aiutare a trovare soluzioni al problema conducono a ulteriori complicazioni.
Pertanto, nei paragrafi che seguono saranno esposte quelle forme di sapere, direttamente derivate dalla esperienza sia clinica che di ricerca applicata, che possono far chiara luce su quel complesso fenomeno psicologico, biologico e sociale che è la paura come patologia.
Del resto già Jiddu Krisnamurti affermava “la paura è la incertezza in cerca di sicurezza”.
La prima davvero importante forma di conoscenza che il lettore interessato deve fare sua, è il fatto che le patologie fobiche in tutte le loro forme, da singole paure a fobie generalizzate, possono essere curate e risolte efficacemente ed in tempi brevi.
Le ricerche-intervento svolte presso il Centro di Terapia Strategica sotto la direzione del prof. Nardone dimostrano ripetutamente come, mediante una forma di trattamento costruito ad hoc, l’88% dei casi di patologia fobica generalizzata sia stata risolta in una durata media di 7 sedute (2 o 3 mesi).
Addirittura per alcune forme di disturbo fobico, come agorafobia e attacchi di panico, si raggiunge il 95% dei casi risolti sempre nell’arco di pochi mesi.
Questi dati non vogliono certo essere, ancora una volta, un’esibizione delle capacità d’illustri studiosi e terapeuti, ma un’importante dichiarazione rivolta a chi sulla scia di credenze o peggio, mistificatorie pubblicazioni sul tema ritiene che sia impossibile guarire definitivamente dagli attacchi di panico o da un disturbo ossessivo-compulsivo, poiché tali false conoscenze conducono chi affetto da un tale tipo di disturbo, oltre tutto, alla disperata rassegnazione connotata dalla perdita della speranza di poter mai guarire e vivere libero dalle catene della paura.
Pertanto, rendere noto che la ricerca scientifica di tipo empirico-sperimentale in campo clinico, dimostra inequivocabilmente che è possibile guarire sia da singole paure, sia da disturbi fobici generalizzati, sgombra il campo dalla disperazione dell’impossibilità di cura ed apre a tutte le persone affette da tali patologie la possibilità di superare i limiti entro i quali la paura li blocca.
A tal riguardo, l’American Psycological Association nel suo ultimo rapporto relativo ai risultati delle terapie sui disturbi psichici e comportamentali (Hubble-Miller-Duncan,1999), riporta chiaramente come il 50% circa dei pazienti possa essere curato mediante terapie di durata tra 5 e 10 sedute (2-3 mesi); il 25% con terapie tra i 10 e 25 sedute (3-8 mesi); solo il rimanente 25% richiede terapie più estese nel tempo. Gli autori affermano con chiarezza che tali dati ufficiali non sono certo una presa di posizione a favore delle cosiddette “terapie brevi” ma, al di la delle pregiudiziali ideologiche e degli interessi corporativi, dichiarare come stanno i fatti reali.
Ciò sta a significare che la maggioranza delle patologie può essere curata rapidamente e non necessita, dunque, ne di psicoterapie che durano molti anni, ne di permanente dipendenza da psicofarmaci, ma di pragmatiche e chiare terapie psicologiche costruite a hoc. Questa ulteriore e netta dimostrazione apre quindi anche la possibilità, alla maggioranza delle persone affette da tali disturbi, di poter essere curate senza eccessivi costi economici ed esistenziali.
E’ bene chiarire, infatti, che il costo più alto pagato da una persona bloccata dalla paura, non è certo quello economico di una terapia, ma quello esistenziale, in quanto la sua vita è limitata e condizionata dalla paura.
Per esempio: una persona agorafobica che non è in grado, né di uscire da sola né di rimanere da sola, paga alla paura il tributo della propria possibilità di vivere; sulla stessa linea una persona ossessionata dall’avere una malattia, il cosiddetto ipocondriaco, non riesce a godersi nulla della sua esistenza perché è continuamente attanagliato dalla paura della malattia; cosiccome il soggetto costretto da una fobia a ripetere complicati rituali ossessivi spende la maggioranza del suo tempo a cercare di difendersi dalla fobia divenendo letteralmente schiavo delle sue ossessioni.
In tutte queste situazioni, la differenza tra la possibilità di essere curati efficacemente in tempi lunghi o in tempi brevi risiede nella qualità della vita vissuta da tali soggetti.
Purtroppo, per decenni gli studiosi di terapie della mente hanno sottovalutato l’importanza dell’efficienza di un intervento terapeutico, mentre, tale caratteristica fa sì che un intervento efficace sia ancor più valido, sul piano del successo terapeutico, in quanto rende quanto prima alla persona trattata la libertà di godersi la vita.
LA PRIMA UTILE CONOSCENZA PER CHI HA PROBLEMI RELATIVI A PAURE, PANICO E FOBIE, PERTANTO, PUÒ ESSERE RIASSUNTA CON L’AFORISMA DI HONORÉ DE BALZAC “LA RASSEGNAZIONE È UN SUICIDIO QUOTIDIANO”, E CON LA CITAZIONE DI SHAKESPEARE “NON ESISTE NOTTE CHE NON VEDA IL GIORNO”.
Ma chi soffre di DAP? la paura è alquanto democratica…. Stephen King ha il terrore del buio. Uma Thurman non riesce a salire in ascensore. A Nicole Kidman fanno paura le farfalle, a Scarlett Johansson gli scarafaggi. C’è poi chi, come l’attrice Christina Ricci, teme l’arrivo di uno squalo anche durante una nuotata in piscina.
O chi, come Orlando Bloom, ha così paura del progresso tecnologico che non riesce ad avvicinarsi a un pc. Tutte fobie. Assurde, irrazionali, incontrollabili. Sono più di 500 quelle studiate dai medici con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno.
Colpiscono i vip, ma anche i comuni mortali: «Ben 6,7 milioni di persone ne soffrono in Europa e, almeno un italiano su cinque» in base alle ultime stime elaborate dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo diretto da Giorgio Nardone.
(Fine prima parte, la seconda ed ultima parte nella prossima edizione di Mendi)”
M. CRISTINA NARDONE & DR.SSA SUSANNA SCARTONI
Per saperne di più sull’argomento si rimanda il lettore ai libri:
– Oltre i limiti della paura, Rizzoli ed.
– Non c’è notte che non veda il giorno, Nardone G., TEA ed.
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