DISTURBI SESSUALI: COME SALVARCI DALL’UFFICIO COMPLICAZIONI AFFARI SEMPLICI?

La natura umana è dotata di una perversa predisposizione a complicare le cose. Nel profondo di ognuno di noi si annida la spiacevole tendenza ad intricare piuttosto che districare le difficoltà, cercando ed applicando soluzioni che pur dimostratesi inefficaci, vengono mantenute o addirittura intensificate. Si passa così dalla difficoltà al problema, in virtù di quelle “tentate soluzioni” che spesso risultano peggiori del male stesso che intendevano risolvere.

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Probabilmente anche a voi sarà capitato di trovarvi, almeno una volta nella vita, al cospetto di uno di quei funzionari di un ufficio inclini all’ingarbugliamento, propensi a rendere complicate perfino le pratiche più banali, dei quali si è soliti dire che lavorano all’”ufficio complicazioni affari semplici”. Allo stesso modo, anche per i disturbi sessuali possiamo trovare numerosi esempi di situazioni di difficoltà caratterizzate da un’incomprensibile sproporzione tra il problema e il modo con il quale si cerca di risolverlo. Modo che per molti versi assume nella reiterata e rigida ripetizione di soluzioni che non funzionano, caratteristiche ben più patologiche del problema stesso.

Ad esempio, un uomo che a seguito di una casuale défailance durante un rapporto sessuale, iniziasse a volersi mettere alla prova alla ricerca della dimostrazione della sua virilità, andrebbe incontro alla realizzazione della profezia che più teme, finendo per cadere nella trappola del “complicatore di affari semplici”. Infatti, proprio questo suo volersi mettere alla prova attiverebbe, ad ogni successivo rapporto sessuale, un’ansia tale da interferire inevitabilmente con i processi neurovegetativi implicati nel comportamento sessuale, provocandone la loro inibizione. Parafrasando Oscar Wilde potremmo dire che proprio con i migliori propositi quest’uomo sarebbe giunto ad ottenere i peggiori risultati.

Le “tentate soluzioni” di difficoltà della sfera sessuale, anche se razionali, logiche e di “buon senso”, sovente non funzionano proprio perché interferenze in comportamenti e funzioni non controllate o controllabili dalla volontà e dalla razionalità. Da questo punto di vista, infatti, il comportamento sessuale è paradigmatico: rappresenta la componente umana percepita come la più istintiva e meno controllabile ma che più di altre si desidera poter assoggettare a controllo.

È così che il nostro interno “complicatore di affari semplici” irrigidendosi nel tentativo di realizzare consapevolmente un comportamento automatico (o spontaneo) che per tale ragione non potrà essere volontarizzato, cade nella psico-trappola del “più di prima” o del “sempre e comunque” applicando la medesima soluzione disfunzionale anche quando questa si sia rivelata inefficace.

Sarà però confortante apprendere che per la risoluzione delle difficoltà sessuali, proprio in virtù di quanto appena asserito, non siano necessarie estenuanti terapie, ma potremmo salvarci dal nostro interno “ufficio complicazioni affari semplici” interrompendo le “tentate soluzioni” che mantengono il problema per lasciare esprimere la naturale inclinazione dell’individuo alla sessualità.

Per info sull’approcio di Terapia Breve Strategica ai disturbi sessuali scrivere a marco.pagliai@gmail.com

IL MATRIMONIO FA BENE ALLA SALUTE?

Sposarsi fa bene e da serenità? La psicoterapeuta e sussuologa Giuliana Proietti ha cercato di rispondere a questo quesito nell’articolo apparso sull’Uffington Post.

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Nonostante sia da molto tempo che si studia la vita di coppia e che la maggior parte di questi studi mostri che gli sposati sono in migliori condizioni fisiche rispetto ai non sposati, l’autrice ritiene sarebbe sbagliato concludere che il matrimonio sia di per sé un elisir di lunga vita.

Potrebbe infatti essere il matrimonio a rendere le persone più felici, ma è anche possibile che le persone che si sposano godano già di uno stato di salute migliore, rispetto a chi non si sposa. E’ la stessa cosa che succede quando si mettono a confronto i dati su stato anagrafico e disoccupazione: una ricerca mostra che i celibi sono maggiormente soggetti alla perdita del lavoro. Dunque è il matrimonio che protegge le persone dalla disoccupazione? No: secondo i ricercatori gli sposati sono coloro che avevano già in partenza una condizione socio-economica privilegiata rispetto ai singles e dunque è grazie ad essa che perdono il lavoro meno degli altri.

Resta il fatto che, al di là delle possibili interpretazioni, i dati indicano chiaramente che le persone sposate hanno minori probabilità di contrarre la polmonite, di subire un intervento chirurgico, di sviluppare il cancro o avere un infarto, corrono un minore rischio di ammalarsi di demenza senile, di morire di morte violenta come in un incidente o in un omicidio, ecc. ecc.

Ma in realtà, analizzando meglio i dati, ci si accorge che i matrimoni che migliorano la qualità della vita sono quelli felici, non tutti i matrimoni, in generale.

L’autrice conclude il suo articolo asserendo che a suo avviso non sia l’istituzione matrimoniale in sé a renderci felici e in buona salute, ma la possibilità di vivere una vita in condizioni di serenità, tranquillità e soddisfazione. Per questo, ritiene sia importante adoperarsi per una corretta scelta del/della partner, perché essa è poi determinante per la qualità della vita delle persone e per la loro salute.

Anche dopo aver scelto la persona giusta però, è importante curare il proprio rapporto di coppia, perché non si deteriori con il trascorrere del tempo.

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