Disturbo post traumatico da stress

ansia, paura, panico, fobia

Esistono eventi nella propria esistenza per i quali siamo naturalmente “addestrati”, come la capacità di superare un forte dolore, una paura anche terrificante, un’esplosione di rabbia inconsulta, un evento che subiamo o a cui assistiamo che, seppure al momento imprevisto, fa parte di quelle sorprese previste dalla vita. Si tratta di situazioni che, se elaborate, incrementano la nostra capacità di tollerare gli urti o, in termini tecnici, la nostra resilienza.

Accade però talvolta che alcuni avvenimenti come un lutto, una violenza, l’assistere a un incidente mortale, il verificarsi di una nostra perdita di controllo in un’esplosione acuta di rabbia… si insinuino nella nostra mente come qualcosa di inaccettabile e di insuperabile, tanto che ne diveniamo vittime e impossibilitati a superarli.

In questo caso, si parla di disturbo post-traumatico da stress, di fronte al quale, in un’ottica strategica, la persona mette in atto ben definite tentate soluzioni che, piuttosto che risolvere il problema lo mantengono e lo complicano:

  • socializzazione dell’evento: ritenendo che in questa maniera il dolore, la paura o la rabbia possano essere esorcizzate, con l’unico risultato di rendere quanto accaduto sempre presente e più pesante, tanto da bloccare la persona in un passato che invade il presente e impedisce la possibilità di costruire un futuro differente;
  • tentativo di non pensarci: come se pensare di non pensare a qualche cosa non fosse già pensarla, con il risultato di cadere nel paradosso per cui più si cerca di non pensare a qualche cosa più la si pensa;
  • chiusura in se stessi: il dolore, la rabbia o la paura del ricordo sono talmente pesanti che la persona costruisce attorno a sé una sorta di bozzolo che la anestetizza non solo nei confronti di esperienze negative ma anche verso la possibilità di aprirsi al piacere.

Spesso, i ricordi sono talmente devastanti che la mente, per difendersi, sviluppa un altro problema che sia comunque un male minore rispetto alla sofferenza data dal trauma, frequentemente problematiche inseribili nella sfera dei disturbi d’ansia, come il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia, il disturbo ossessivo-compulsivo, la fobia sociale, o una fobia specifica.

In questi casi, la sofferenza è resa ancora più atroce per il fatto che il passato non si può cambiare, qualunque tipo di percorso si possa intraprendere. Tuttavia, è possibile che la ferita aperta e che langue divenga una cicatrice che rimane ma che non è dolorosa quanto una ferita, attivando nella persona quelle risorse di cui è naturalmente dotata al fine di superare esperienze traumatiche ma che sono bloccate da ciò che ha subito.

Grazie alla ricerca empirica continuamente in evoluzione presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo e gli Studi affiliati, è possibile affermare che, negli ultimi vent’anni, il 95% dei casi di attacchi di panico è stato risolto in un numero molto ridotto di sedute.

Per saperne di più:
Cagnoni F., Milanese R., 2009
Cambiare il passato – Ponte alle Grazie, Milano

 

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