I modi e i luoghi dell’ansia, fino ad arrivare al panico, sono i più diversi e ognuno di noi, chi più chi meno, ha talvolta provato l’esperienza di sentirsi sopraffatto dalla paura: la paura dell’altezza, della folla, dei luoghi chiusi, di perdere le persone a noi care, degli ascensori, del proprio aspetto fisico, di non essere all’altezza, ecc.
La paura è la più primitiva tra le nostre emozioni e se entro una certa soglia è essenziale per allertare l’organismo nelle situazioni di pericolo, oltre quel limite diventa patologica.
Allora, da amica diviene nemica, un’ombra sinistra che non ci abbandona mai, sconvolgendoci la vita, facendoci sentire braccati.
“La paura è ciò di cui ho più paura.” (Montagne)
Il fatto che questo tipo di patologia dilagante sia così pervasiva nella vita del soggetto che ne è afflitto non significa, tuttavia, che sia una condanna dalla quale sia impossibile liberarsi. Anzi, trattandosi del frutto di una nostra costruzione, la paura patologica può essere da noi stessi “smontata”.
Usando una metafora, se nella mia mente io evoco un fantasma e poi scappo, questo mi insegue spaventandomi a morte; ma se dopo averlo evocato non fuggo, bensì lo tocco, questo svanisce. E allora la paura torna ad essere un’amica, una compagna di viaggio, una forza che ci sospinge in avanti: una paura che non è più paura diventa coraggio.
Il Modello di Terapia Breve Strategica elaborato da Paul Watzlawick e Giorgio Nardone, poi sviluppato fino ai giorni nostri dal Centro di Terapia Strategica di Arezzo in collaborazione con gli Psicoterapeuti Ufficiali dislocati in tutta Italia e nel mondo, si è dimostrato, oltre che in altri campi, il più efficace ed efficiente nel trattamento delle varie forme in cui si può manifestare la paura.