I 39 cammelli
Si narra che un ricco sceicco arabo lasciò in eredità ai suoi quattro figli maschi 39 cammelli, con la clausola di doverseli dividere secondo le sue volontà, pena la perdita di tutto.
Metà dovevano andare al primogenito, un quarto al secondogenito, un ottavo la terzo figlio, ed un decimo dei cammelli all’ultimo, curando con ogni attenzione la salute degli animali che non potevano essere venduti o uccisi.
I figli andarono nel deserto a discutere, ma non fecero che litigare perché non sapevano come fare per rispettare le volontà del padre.
Erano in un momento critico della discussione, quando in lontananza videro arrivare un saggio errante a dorso di cammello. Si avvicinò ai fratelli, alla loro richiesta di aiuto si fece spiegare il problema e così rispose:
“Ai vostri 39 cammelli aggiungo il mio e fanno 40; al primo di voi va la metà: 20 cammelli; al secondo un quarto: 10 cammelli; al terzo un ottavo: 5 cammelli; all’ultimo un decimo: 4 cammelli. 20+10+5+4 fanno 39 cammelli. È rimasto il mio che se permettete mi riprendo”. E se ne andò, lasciando tutti sbigottiti e senza parole.
Di fronte a questa storiella saremmo quasi portati, come i quattro fratelli, a credere che la divisione sia stata resa possibile grazie a un qualche intervento di tipo “magico”. In realtà il saggio non ha operato alcuna magia, ma si è limitato semplicemente ad applicare una logica matematica rigorosa, ossia ad aggiungere una “x”. Alla fine dell’operazione, poi, non ha fatto altro che riprendersi la “x”.
Cosa ha a che fare questo con la terapia? Ci suggerisce che il nostro “come se” disfunzionale può essere sostituito da un’altra finzione “come se” che crei una realtà sopportabile, un adattamento alla realtà nel senso di un adattamento migliore alla realtà percepita e creduta. Dopodiché questa finzione “uscirà di scena” e come nella storia dei cammelli, il cammello che è stato utilizzato per un minuto poi non sarà più necessario.
Qui, come è possibile fare in psicoterapia, il cambiamento è stato possibile grazie ad una finzione che meglio consente di raggiungere l’obiettivo, dopodiché non sarà più necessaria nemmeno quella finzione.
Proprio come il saggio errante, il tecnico del cambiamento mette in gioco i propri strumenti e la sua professionalità per poi riprenderseli dopo aver innescato un cambiamento evolutivo del sistema su cui è intervenuto. Le sue strategie non sono tuttavia frutto di un improvviso atto di creatività, ma sono basate sull’applicazione di un preciso e rigoroso modello logico di intervento. In particolare si rifà a quella branca specialistica della logica matematica nota come “logica strategica” che consente di risolvere in modo apparentemente semplice complicati problemi, che (come quello dei 39 cammelli) partendo da una logica aristotelica tradizionale sembravano irrisolvibili basandosi sui presupposti del “vero o falso” e del “terzo escluso”.
Per saperne di più:
Nardone G., Mariotti R., Milanese R., Fiorenza A. , 2000– La terapia dell’azienda malata – Ponte alle Grazie, Milano
Watzlawick P. , 1989– Il codino del Barone di Münchausen. Ovvero: psicoterapia e “realtà” – Universale Economica Feltrinelli , Milano
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