«IO, PSICOLOGO DEI SENTIMENTI»
«Questo è un album che dovrebbe essere diffuso anche negli studi dello psicologo»… così Biagio Antonacci esordisce alla presentazione del suo nuovo album, perchè dice:«l’amore è una terapia».
L’amore comporta, Biagio Antonacci: l’intervista completa su Vanity Fair.it #psicologia #psicologo
OVERDOSE DA SOCIAL NETWORK
Si intitola Marc Maron: The Social Media Generation Animated la short novel disegnata dal cartoonist Zen Pencils e ispirata al comico Marc Maron.
La generazione X – quella Loser nata tra i 60 e gli 80, troppo vecchia per il nuovo e troppo giovane per essersi goduta i rampanti anni 70 – dovrebbe riconsiderare l’approccio morboso che ha nei confronti della tecnologia.
“Siamo adulti, giusto? Eppure emotivamente siamo una cultura di bambini di 7 anni” ormai abituata all’abuso di tecnologia, sostiene l’animazione. L’epilogo è già scritto.
Pubblicato su WIRED.it
http://www.wired.it/tv/social-cosi-vi-manderanno-overdose/
TACHICARDIA O PANICO?
E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico rendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco: frequenza del battito; ritmicità o aritmicità; modalità di insorgenza e remissione; sintomi di accompagnamento.
L’ansia e il cuore sono strettamente correlati: non c’è stato d’ansia che non si rispecchi nel cuore modificandone la frequenza e il ritmo.
La maggior parte delle persone con ansia e panico manifesta, infatti, sintomi organici che si riferiscono al sistema cardiovascolare (tachicardia, aritmie, sensazione di svenimento), al sistema gastrointestinale (dolori al fegato e altri disturbi intestinali), al sistema nervoso (cefalea, vertigine, stordimento, addormentamento degli arti) e al sistema respiratorio ( senso di soffocamento, sensazione di fame d’aria, difficoltà di respirazione).
La combinazione di questi sintomi può essere molto varia e in alcuni casi quelli prevalenti possono essere i sintomi di tipo organico, ma il sintomo somatico più frequente presente in chi sperimenta un attacco di panico e vissuto con angoscia è decisamente la tachicardia.
La tachicardia rappresenta generalmente un aumento della frequenza cardiaca e provoca la percezione soggettiva del battito cardiaco (che normalmente non avviene) spesso descritta come “sensazione del cuore in gola”.
E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco:
– frequenza del battito: se la tachicardia si mantiene entro i 130 battiti al minuto ci troviamo quasi certamente, di fronte a una tachicardia su base ansiosa di pertinenza psicoterapeutica.
– ritmicità o aritmicità: nell’Attacco di Panico è presente l’aumento del battito cardiaco che conserva regolarità del ritmo; l’aumento della frequenza del battito cardiaco con irregolarità del ritmo, è tipico di condizioni cardiologiche.
– modalità di insorgenza e remissione: l’Attacco di Panico raggiunge l’apice in 10 minuti, mentre la sua scomparsa è più graduale; nelle aritmie, invece, si passa bruscamente da un ritmo normale a un ritmo di 150 battiti al minuto e oltre e così come improvvisamente esordisce altrettanto repentinamente viene a cessare.
– sintomi di accompagnamento: alcuni sintomi, tipici dell’Attacco di Panico, non sono presenti nelle aritmie: palpitazioni/tachicardia, sudorazione,brividi o vampate di calore, tremori fini o grandi scosse, parestesie, nausea o disturbi addominali, senso di asfissia, derealizzazione/ depersonalizzazione.
È auspicabile una buona collaborazione tra medico e psicologo per consentire di raggiungere con successo (efficacia ed efficienza) il comune obiettivo del benessere psicofisico del paziente.
Articolo completo su http://www.stateofmind.it/2014/03/tachicardia/
https://www.facebook.com/psicopagliai
MARIJUANA: DA ANSIOLITICO AD ANSIOGENO
MARIJUANA: DA ANSIOLITICO AD ANSIOGENO
MARIJUANA: DA ANSIOLITICO AD ANSIOGENO
Un gruppo internazionale di ricercatori guidato dalla Vanderbilt University ha scoperto i recettori dei cannabinoidi nel nucleo centrale dell’amigdala attraverso i quali la marijuana esercita i suoi effetti nella regolazione dell’ansia.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Neuron, potrebbe contribuire a spiegare perché i consumatori di marijuana dicono di farlo principalmente per ridurre l’ansia.
I ricercatori hanno anche dimostrato, per la prima volta, come le cellule nervose in questa parte del cervello producono e rilasciano i propri endocannabinoidi naturali.
Ma attenzione, se i cannabinoidi “esogeni” della marijuana possono ridurre l’ansia, l’uso cronico del farmaco deprime i recettori, con una crescita paradossale dell’ansia.
Articolo completo su: Neuron, Volume 81, Issue 5, 1111-1125, 5 March 2014.
CANDY CRASH: PLAY IT AGAIN
CANDY CRASH: PLAY IT AGAIN
SUPERARE LA FRUSTRAZIONE PORTA SOLLIEVO
“Quando si raggiunge l’apice della frustrazione, Candy Crush offre un modo per sconfiggerla e provare sollievo e soddisfazione”, spiega ora Nicole Lazzaro, inventrice e ricercatrice del gioco, al quotidiano londinese Financial Times. E il segreto del successo del giochino è proprio questo cocktail di frustrazione seguita da profonda gratificazione. Non sono sensazioni scatenate a caso. La frustrazione, osserva l’ideatrice di Candy Crush, è una delle quattro emozioni che ogni gioco di questo genere deve mettere in moto. Le altre tre sono curiosità, desiderio e divertimento.
“Quando impari ad azionare i tuoi responsi pavloviani nel modo giusto, – dice Mathias Crawford, che insegna “game design” (come disegnare un gioco) alla Stanford University – sei inevitabilmente portato a rispondervi”. Cioè a continuare a giocare. E a fare guadagnare sempre più soldi ai creatori del giochino che sta conquistando la terra.
E’ questo il segreto commerciale dietro il successo planetario di Candy Crush. Un segreto con una base psico-scientifica, che ora viene illustrato in apposite classi su e giù per la Silicon Valley californiana, dove altri protagonisti della rivoluzione digitale lo studiano attentamente con l’obiettivo di imitarlo.
Articolo completo su Financial Times: http://www.ft.com/cms/s/2/09c98cea-b025-11e3-8efc-00144feab7de.html#axzz2x0Mrc5td
Basta etichette psichiatriche ai bambini
Oltre 20 Milioni di Bambini e adolescenti sono etichettati come affetti da ”disturbi mentali”. Queste diagnosi si basano unicamente su una lista prestabilita di comportamenti non standard.
Togliamo le etichette e impariamo a capire.
Questo video è abbastanza esplicito, siete invitati a guardarlo e condividerlo.
[tratto da http://www.eticamente.net/24847/basta-etichette-psichiatriche-ai-bambini-video.html]
Conferința de Terapie Strategică din 2012
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=18GjYFtPcDE]
Primo, non curare chi è normale
“PRIMO NON CURARE CHI E’ NORMALE: contro l’invenzione delle malattie” ecco il libro suggerito nella fan page Nardone.
Il libro è un mea culpa rispetto agli errori fatti dai curatori del DSM-IV e alle relative conseguenze; un j’accuse forte e deciso rispetto alla psichiatria attuale, al suo inflazionismo diagnostico, alla pericolosità delle diagnosi di moda, all’ingenuità dell’entusiasmo di psichiatri, psicologi e operatori della salute mentale che hanno plaudito i nuovi criteri con l’idea di avvicinarsi di più alla “verità” senza porsi il problema dei rischi.
Malattie inventate, epidemie di disturbi mentali inesistenti, psicofarmaci prescritti come fossero acqua fresca… Allen Frances, un influente medico psichiatra americano che è stato per anni un protagonista “ortodosso” della sua disciplina, le rivolge ora accuse molto severe.
Giorgio Nardone: Per chi di voi non lo sapesse, sono anni che mi confronto con tantissimi colleghi perché questo modo di fare terapia venga accantonato, non a caso tutti i medici, psicologi da me formati sul mio Modello non si prefiggono di dare una etichetta facendo la semplice diagnosi (troppo spesso anche sbagliata) ma si occupano di risolvere il problema qui e ora.
Purtroppo, una delle convinzioni, più nefaste nei suoi effetti, degli ultimi cento anni è quella per cui se una persona soffre da anni una severa e persistente patologia psicologica la terapia dovrà essere altrettanto sofferta ed estesa nel tempo.
Tale credenza pseudo-scientifica ha resistito per decenni sia alla contraria evidenza dei fatti che alla evidente evoluzione della scienza. Tutt’oggi tale rigida assunzione persiste in certi ambienti, nei quali, forse, è più importante difendere l’ortodossia delle proprie teorie che riuscire a curare effettivamente le umane sofferenze; per questi, come per Hegel, “Se i fatti non concordano con la teoria, tanto peggio per i fatti”.
Per fortuna, nell’arco degli ultimi 30 anni, molti studiosi e autori, compreso il sottoscritto, hanno dimostrato e fatto conoscere la possibilità di risolvere efficacemente, e in tempi brevi, la maggioranza delle patologie psichiche e comportamentali.
Infatti, ciò che è importante considerare per produrre i cambiamenti desiderati non è come un problema si è venuto a formare nel tempo ma come questo si mantenga nel presente. Ciò che noi dobbiamo interrompere, quando vogliamo cambiare una realtà, è la sua persistenza. Sulla sua formazione, originata nel passato, non abbiamo alcun potere di intervento: il passato proprio perché passato non è più modificabile !
per saperne di più su come funziona il mio modello: http://www.centroditerapiastrategica.org/nostro-modo-costruire-realta-terapeutica.php
Interrompere le tentate soluzioni: quando il poco equivale a tanto
PANICO
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=YWCwLEAzQjI&w=560&h=315]