TACHICARDIA O PANICO?

E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico rendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco: frequenza del battito; ritmicità o aritmicità; modalità di insorgenza e remissione; sintomi di accompagnamento.

panico

L’ansia e il cuore sono strettamente correlati: non c’è stato d’ansia che non si rispecchi nel cuore modificandone la frequenza e il ritmo.
La maggior parte delle persone con ansia e panico manifesta, infatti, sintomi organici che si riferiscono al sistema cardiovascolare (tachicardia, aritmie, sensazione di svenimento), al sistema gastrointestinale (dolori al fegato e altri disturbi intestinali), al sistema nervoso (cefalea, vertigine, stordimento, addormentamento degli arti) e al sistema respiratorio ( senso di soffocamento, sensazione di fame d’aria, difficoltà di respirazione).
La combinazione di questi sintomi può essere molto varia e in alcuni casi quelli prevalenti possono essere i sintomi di tipo organico, ma il sintomo somatico più frequente presente in chi sperimenta un attacco di panico e vissuto con angoscia è decisamente la tachicardia.
La tachicardia rappresenta generalmente un aumento della frequenza cardiaca e provoca la percezione soggettiva del battito cardiaco (che normalmente non avviene) spesso descritta come “sensazione del cuore in gola”.
E’ possibile distinguere la tachicardia esclusivamente cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia e dell’attacco di panico prendendo in considerazione quattro caratteristiche fondamentali del battito cardiaco:
– frequenza del battito: se la tachicardia si mantiene entro i 130 battiti al minuto ci troviamo quasi certamente, di fronte a una tachicardia su base ansiosa di pertinenza psicoterapeutica.
– ritmicità o aritmicità: nell’Attacco di Panico è presente l’aumento del battito cardiaco che conserva regolarità del ritmo; l’aumento della frequenza del battito cardiaco con irregolarità del ritmo, è tipico di condizioni cardiologiche.
– modalità di insorgenza e remissione: l’Attacco di Panico raggiunge l’apice in 10 minuti, mentre la sua scomparsa è più graduale; nelle aritmie, invece, si passa bruscamente da un ritmo normale a un ritmo di 150 battiti al minuto e oltre e così come improvvisamente esordisce altrettanto repentinamente viene a cessare.
– sintomi di accompagnamento: alcuni sintomi, tipici dell’Attacco di Panico, non sono presenti nelle aritmie: palpitazioni/tachicardia, sudorazione,brividi o vampate di calore, tremori fini o grandi scosse, parestesie, nausea o disturbi addominali, senso di asfissia, derealizzazione/ depersonalizzazione.

È auspicabile una buona collaborazione tra medico e psicologo per consentire di raggiungere con successo (efficacia ed efficienza) il comune obiettivo del benessere psicofisico del paziente.

Articolo completo su http://www.stateofmind.it/2014/03/tachicardia/

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Attacchi di Panico

Il cuore inizia a battermi forte, lo stomaco si chiude, il respiro diventa affannoso, compare il sudore freddo, le mani iniziano a tremare, mi manca l’equilibrio…

Si è innescata l’escalation di sensazioni che può portare alla forma più estrema di paura: il panico.

Cosa faccio?

1. Controllo il mio corpo così terrò queste sensazioni a bada. Ma più mi ascolto e più cerco di controllare le mie reazioni psicofisiche, più queste sfuggono al controllo e aumentano di intensità: si innesca il circolo vizioso del “controllo che fa perdere il controllo”.

2. Evito tutte le eventuali altre situazioni che reputo pericolose e sarò salvo. Ma ogni mio evitamento confermerà la pericolosità della condizione evitata e la mia incapacità ad affrontare quella situazione facendomi sprofondare in una paura ancora peggiore e riducendo la fiducia nelle mie risorse.

3. Chiedo aiuto a qualcuno, così mi sentirò meglio. Ma ogni volta che qualcuno mi presterà soccorso o si sostituirà a me per fare ciò che temo mi solleverà solo momentaneamente dalla paura, confermando poi, invece, la mia incapacità ad affrontare quella situazione e gestire le mie reazioni.

Non funziona niente. La paura continua a crescere. Mi sento intrappolato.

Sì, così la paura continuerà a crescere, fino a che la trappola che ti sei costruito e nella quale sei caduto non diventerà troppo profonda per poterne uscire da solo. In altre parole, hai involontariamente costruito la realtà che subisci.

Fobici non si nasce ma si diventa. Lo si diviene mediante una graduale evoluzione di tentativi fallimentari reiterati di gestione della realtà. Tali tentate soluzioni che complicano il problema, piuttosto che risolverlo, vengono attuate e mantenute perché funzionano sul momento critico come riduttori della paura, oppure sono atti preventivi per evitare l’insorgere del panico, ma questo è solo l’effetto immediato poiché poi tale copione porterà  solo al peggioramento della sintomatologia.

Come si può uscire da questa trappola?

È possibile curare gli attacchi di panico in tempi brevi, con risultati stabili nel tempo, attraverso la Terapia Breve Strategica del prof. Giorgio Nardone. Non sarà necessario un lungo percorso alla ricerca del “perché” ma un attento e strategico intervento sul “come” funziona adesso il problema. I protocolli di intervento messi a punto dal Prof. Nardone, misurati su un campione di oltre 4.000 casi, hanno evidenziato una percentuale di efficacia superiore al 90% per gli Attacchi di Panico, risolti mediamente in 7 sedute, con uno sblocco significativo della sintomatologia attorno al secondo o terzo incontro.

Questo approccio prevede l’uso di manovre, stratagemmi, ristrutturazioni e prescrizioni di pensiero e di azione per guidare il paziente ad interrompere quelle tentate soluzioni fallimentari che verranno sostituite con modalità alternative funzionali, conducendolo rapidamente all’estinzione dei sintomi di panico e successivamente alla consapevolezza e fiducia nelle proprie risorse personali. Valido alleato di questo processo terapeutico sarà la paura (il simile cura il simile) che da trappola che limita diventerà risorsa che ci sospinge avanti: “è la paura che ci rende audaci” Ovidio.

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