LA FAMIGLIA SACRIFICANTE
Il prof. Giorgio Nardone, nella analisi del modello di famiglia definita “sacrificante”, evidenzia che, in questo caso, la famiglia si assesta su una relazione complementare con una apparente posizione di inferiorità del componente che si sacrifica, «l’altruista», e una apparente posizione di superiorità dell’altro, «l’egoista», che usufruisce dei benefici derivanti dai sacrifici dell’altro. La definisco apparente perché la carta del sacrificio sovente viene giocata per dominare e non subire la relazione (Nardone G., Giannotti E., Rocchi R., 2010, Modelli di famiglia, TEA Edizioni, Milano).
https://www.youtube.com/watch?v=got9nm3QV3U&feature=share
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Secondo una prospettiva più comune ed anche di tipo psicologico, il termine “sacrificio” ricade qui in quei comportamenti nei quali si verifica la mancata realizzazione dei propri desideri, con una costante accondiscendenza ai desideri e bisogni altrui (Nardone G., Giannotti E., Rocchi R., 2010, Modelli di famiglia, TEA Edizioni, Milano).
Gli argomenti delle comunicazioni interne alla famiglia ruoteranno quasi sempre attorno al punto centrale secondo il quale il dovere dei genitori è quello di sacrificarsi, perché il piacere maggiore deve essere quello dei figli o quello del coniuge, quando non addirittura quello di parenti e amici. Tutti possono e devono stare meglio, tranne l’altruista.
Ecco perché le parole più ricorrenti all’interno di questo modello di famiglia saranno “sacrificio”, “dovere” e “privazione”. Tali termini si espliciteranno specialmente quando l’altruista si troverà a lamentarsi perché coloro che gli/le stanno vicino/a non capiscono il valore del suo sacrificio per il bene comune, esprimendo in questo modo anche tutta la sua delusione.