TERAPIA BREVE STRATEGICA

TERAPIA BREVE STRATEGICA

L’approccio strategico alla psicoterapia può essere definito come “l’arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici” (G. Nardone).
Anche problemi e sofferenze umane in apparenza complessi e persistenti da anni, non richiedono necessariamente soluzioni altrettanto lunghe e complicate, immaginate spesso come un lungo e faticoso viaggio nel passato alla ricerca delle cause del proprio malessere.

L’approccio strategico alla psicoterapia rappresenta una prospettiva rivoluzionaria rispetto alle forme convenzionali di intervento psicoterapeutico, muovendo da una complessa e avanzata teoria di base e, nel contempo, avvalendosi di una rigorosa metodologia di ricerca empirico-sperimentale nota come ricerca-intervento.
Esso, inoltre, si evolve continuamente in relazione ai cambiamenti sociali e culturali, così come al variare dei problemi psicologici nel tempo.

La Terapia Breve Strategica è un intervento breve e focale, orientato da un lato a estinguere i sintomi invalidanti, dall’altro a ottenere un cambiamento-ristrutturazione della percezione che la persona ha di sé, degli altri e del mondo, al fine di apprendere e acquisire un nuovo equilibrio che le consenta non più di subire, bensì di gestire la propria realtà.

L’OBIETTIVO DELLA PSICOTERAPIA

Obiettivo primo di un terapeuta strategico è quello di rompere il circuito vizioso circolare di retroazioni (feedback) tra soggetto e realtà, lavorando sul presente piuttosto che sul passato, su “come” funziona il problema piuttosto che sul perché esiste, sulla ricerca di soluzioni che permettano di cambiare le “lenti” con le quali la persona vede la realtà, giungendo a fornire una ristrutturazione del modo di percepire e reagire alla realtà stessa, più elastica e funzionale, con maggiori possibilità di scelta. Più precisamente l’approccio strategico, facendo proprio l’assunto del costruttivismo, sostiene che l’uomo costruisce e si muove all’interno di realtà parziali frutto della propria percezione.

Il fine della costruzione di queste realtà è primariamente funzionale e concreto: adattarsi nel miglior modo possibile alle richieste dell’ambiente esterno. Nel momento in cui si presenta un problema la tendenza delle persone consiste nel mettere in atto quelle che la terapia strategica definisce “tentate soluzioni”, le quali generalmente rappresentano l’insieme di atteggiamenti e comportamenti che in passato hanno condotto il soggetto alla risoluzione di un problema ma che riproposto in maniera rigida e cristallizzata per un altro tipo di disagio (seppur simile) alla lunga peggiorano, piuttosto che risolvere il problema. La persona pertanto, rimanendo bloccata all’interno dei suoi copioni comportamentali, sperimenterà una sensazione di frustrazione e di impossibilità al cambiamento.

IL TRATTAMENTO PSICOTERAPICO

Il trattamento, che consta di un numero ridotto di sedute (in media 7), ha i seguenti obiettivi:

  • Individuare le caratteristiche specifiche del problema
  • Identificare le tentate soluzioni disfunzionali
  • Creare uno sblocco del problema, introducendo nuove strategie funzionali che permettono alla persona di sperimentare una nuova visione e percezione della realtà, funzionale al suo star bene
  • Creare un consolidamento affinché la nuova percezione duri nel tempo

Gli attuali dati di efficacia (risoluzione del problema) ed efficienza (rapidità con cui viene risolto) ottenuti grazie all’applicazione di interventi strategici ben costruiti su oltre 10.000 casi nell’arco di quindici anni – presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo e le sedi italiane affiliate – riportano che l’86% dei casi viene risolto con una media di 7 sedute (Nardone, Watzlawick – 2005).

IL MODELLO DI PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA (BRIEF STRATEGIC THERAPY, GIORGIO NARDONE MODEL)

L’approccio breve strategico alla terapia è evidence based (Szapocznik et al., 2008) ed è riconosciuto come best practice per alcune importanti psicopatologie. Il modello, formulato da Paul Watzlawick ed evoluto da Giorgio Nardone (Brief strategic therapy, Giorgio Nardone Model), oltre ad essere empiricamente e scientificamente validato (Nardone, 2015; Pietrabissa, Gibson, 2015; Nardone, Salvini, 2014; Castelnuovo et al. 2011; Watzlawick, 2007) ha ottenuto la registrazione come originale invenzione presso l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO) ed è marchio brevettato.
Le basi epistemologiche del modello evoluto sono il costruttivismo radicale (E. von Glasersfeld, H. von Foerster), la teoria dei sistemi (E. von Bertalanffy), la pragmatica della comunicazione (P. Watzlawick, Beavin, Jackson), la logica strategica (J. Elster, N. Da Costa, G. Nardone) e la moderna teoria dei giochi (J. von Neumann). Il costrutto operativo centrale è quello di “tentata soluzione che alimenta il problema” formulato dal gruppo di ricercatori del MRI (Mental Research Institute) di Palo Alto (1974), evolutosi in seguito in quello di sistema percettivo-reattivo da Giorgio Nardone e che identifica tutto ciò che è messo in atto dalla persona e/o dal sistema intorno alla persona per gestire una difficoltà e che, reiterato nel tempo, mantiene e alimenta la difficoltà conducendo alla strutturazione di un vero e proprio disturbo.
Tuttavia la tradizione pragmatica e la filosofia degli stratagemmi come chiave del problem solving strategico vantano una storia più antica. Strategie che sembrano moderne possono essere rintracciate, ad esempio, nell’arte persuasoria dei sofisti, nelle antiche pratiche del buddhismo zen e nell’arte cinese degli stratagemmi, così come nell’antica arte greca della métis.

Una delle peculiarità che distinguono la terapia breve strategica dalle forme tradizionali di psicoterapia è che permette di sviluppare interventi basati su obiettivi prestabiliti e sulle caratteristiche specifiche del problema in questione, anziché su teorie rigide e precostituite. Inoltre ogni tipo di patologia è concepita non come una malattia biologica da guarire, bensì un equilibrio disfunzionale da trasformare in funzionale.
Questa disfunzionalità è sorretta da una dinamica che si autoalimenta, e non sulla base di determinate caratteristiche biologiche, né sospinta da oscure pulsioni annidate dall’inconscio e nemmeno come semplice frutto di apprendimenti sbagliati, bensì quale effetto dell’esasperazione e dell’irrigidimento di strategie adattive che si trasformano in disadattive, ovvero « tentate soluzioni» dimostratesi efficaci rispetto a determinati situazioni problematiche, che si convertono in ciò che mantiene e complica il problema anziché risolverlo. Ma proprio perché all’inizio funzionano, queste soluzioni costituiscono il fondamento della reiterata applicazione, sino all’effettiva costruzione della patologia. Pertanto l’intervento terapeutico sarà rappresentato da manovre in grado di interrompere tali controproducenti circoli viziosi. Affinché queste manovre siano efficaci, dovranno essere mirate a sovvertire la logica interna al problema riorientandola verso la sua soluzione.
Per questo la strategia dovrà, come ci insegna la « teoria dei giochi», calzare alle regole interne al gioco in corso e, come indica la logica strategica, dovrà essere composta di una serie di tattiche e di tecniche specificamente create o adattate per condurre alla vittoria. Ciò significa analizzare una psicopatologia come un problema da risolvere, e non come una malattia da guarire nel senso biologico del termine.

Un altro aspetto fondante della psicoterapia breve strategica orientata a spezzare la specifica rigidità patologica del disturbo o del problema presentato è dato dal costrutto di esperienza emozionale correttiva formulato da Franz Alexander nel 1946 sulla base di un esempio ripreso da un altro grande terapeuta, Balint, il quale narra in un suo libro, The basic Fault, come una sua paziente con la fobia di non essere in grado di fare una capriola a terra e per questo affetta dal timore di cadere o di perdere l’equilibro, guarì repentinamente quando un giorno inciampando nel tappeto del suo studio e rotolando a terra fece una splendida capriola rialzandosi prontamente. Il costrutto indica che il cambiamento terapeutico si può realizzare solo dopo esperienze emozionali correttive che concretamente facciano sperimentare al soggetto di poter fronteggiare ciò che crede di non essere capace di fare. Tale esempio rende merito a un altro concetto terapeutico appreso dai maestri Paul Watzlawick e Jhon Weakland, quello di evento casuale pianificato, ovvero l’idea che per effettuare cambiamenti terapeutici rapidi e concreti fossero necessarie manovre comunicative o prescrizioni elaborate tali da creare nella vita del paziente esperienze correttive che gli apparissero casuali mentre in realtà sono stratagemmi pianificati dal terapeuta.

La soluzione del problema, attraverso la psicoterapia breve strategica è rappresentata, pertanto, da strategie e stratagemmi in grado di far cambiare alla persona le proprie tentate soluzioni disfunzionali, e grazie a ciò indurlo a sperimentare concretamente il cambiamento terapeutico, ossia fare in modo che il paziente modifichi effettivamente la percezione delle cose che lo costringevano a reazioni patologiche. In questa direzione appare fondamentale differenziare, per ogni forma di psicopatologia, i modelli logici dell’interazione disfunzionale che alimentano la loro formazione e persistenza, e sulla stessa linea costruire modelli di logica strategica dell’intervento risolutivo.

Questo è ciò che viene portato avanti dalla seconda metà degli anni Ottanta presso il Centro di terapia strategica di Arezzo e che ha condotto a realizzare protocolli di trattamento specifici per gran parte delle forme di disturbo psichico e comportamentale. L’efficacia e l’efficienza delle strategie e degli stratagemmi terapeutici costruiti ad hoc per le differenti patologie e la loro replicabilità ci hanno condotto poi ad avere una conoscenza effettiva ed empirica del funzionamento di tali equilibri disfunzionali. Tutto ciò spiega l’affermazione apparentemente paradossale: le soluzioni spiegano i problemi.

Per saperne di più:
Nardone G., Watzlawick, 1990
 – L’Arte del Cambiamento – Ponte alle Grazie, Firenze.
Nardone G., 1991 – Suggestione → Ristrutturazione = Cambiamento; l’approccio strategico e costruttivista alla terapia breve – Giuffrè, Milano
Watzlawick P., Nardone G.,1997 (a cura di) – Terapia breve strategica – Raffaello Cortina Editore, Milano
Nardone G., Watzlawick, P.,2005 Brief Strategic Therapy– Jason Aronson a division of Rowman & Littlefield Publishers Inc, MD, USA
Nardone G., 2007– Solcare il mare all’insaputa del cielo – Ponte alle Grazie, Milano

La terapia breve strategica.pdf

 

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